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Una storia di eccellenza dal 1951.

Il 3 ottobre del 1955 fu il mio primo giorno di scuola. Emozionato e un po' timoroso per questa nuova avventura, arrivai davanti all'Istituto Cesare Arici, accompagnato da mia madre, dove ci aspettavano il monsignor Cavalleri e la maestra Prunali. La rigida disciplina della scuola, venne subito contrastata da un avvolgente aroma di caffè dall’esterno che mi incuriosì. Costrinsi mia madre, che era venuta a riprendermi, ad accompagnarmi a vedere da dove proveniva quell’aroma e scoprimmo cosi quella macchina molto simile a una locomotiva, ma che rimaneva ferma.

Capitolo 1

Il negozietto che ancora c'è

Al civico

21A

Qualche numero civico dopo l’Arici, verso est, in un “negozietto” che ancora esiste, lavorava ormai da qualche anno – più precisamente dal 1951 - la Torrefazione Cartapani fondata da i due fratelli Domenico (1930-2020) e Mario (1926-1981). Del “negozietto” c’è ancora traccia in via Trieste al civico 21 A. In quegli anni, la città vide la nascita di progetti come la galleria Tito Speri, l'asfaltatura delle strade e i primi padiglioni del Civile, segni di ripresa dopo la guerra. Il 1951 è stato anche l’anno del primo festival di Sanremo, dell’adesione dell’Italia alla Comunità europea del carbone e dell’acciaio, dell’inserimento in schedina del “13” al Totocalcio.

Capitolo 2

Complimenti ragazzi

Se Mario e Domenico Cartapani potessero vederci ora, pronuncerebbero forse con orgoglio un "complimenti ragazzi", ammirando la nuova sede dell'azienda a Borgosatollo, frutto dell'impegno della seconda generazione di questa famiglia di torrefattori bresciani, capace di erigere un'imponente struttura, come si dice a Brescia, "tirata su" con maestria. Nonostante l'introduzione del caffè in Italia risale al lontano 1570 quando il medico veneto Prospero Alpino lo importò nelle farmacie, non venne accolto con tanto entusiasmo, fino al suo assaggio da parte del pontefice Clemente VIII che lo definì “delizioso”.

Capitolo 3

L'arrivo del caffè in città

L'inzio di una

tradizione

Il 1953 rivela un cambiamento nella spesa familiare secondo l'Istat: la spesa per alimenti diminuisce a favore di altre categorie come abbigliamento, abitazione, salute, trasporti e tempo libero, riflesso di un nuovo status economico e sociale.

È in questo contesto di trasformazioni nei consumi e nella vita quotidiana delle famiglie che si inserisce la storia di Cartapani, non solo a Brescia ma in un contesto di evoluzione più ampio.

Se Mario e Domenico Cartapani potessero vederci ora, pronuncerebbero forse con orgoglio un "complimenti ragazzi", ammirando la nuova sede dell'azienda a Borgosatollo, frutto dell'impegno della seconda generazione di questa famiglia di torrefattori bresciani, capace di erigere un'imponente struttura, come si dice a Brescia, "tirata su" con maestria. Nonostante l'introduzione del caffè in Italia risale al lontano 1570 quando il medico veneto Prospero Alpino lo importò nelle farmacie, non venne accolto con tanto entusiasmo, fino al suo assaggio da parte del pontefice Clemente VIII che lo definì “delizioso”.

Capitolo 4

L'inizio di una bella storia

Domenico e Mario Cartapani acquistano una tostastrice usata

Domenico e Mario Cartapani, due giovani determinati, non si trovano per caso in via Trieste: Mario ha acquisito esperienza alla Torrefazione Il Levante in via Gabriele Rosa, gestita dalla famiglia Albieri, mentre Domenico ha lavorato nel negozio della famiglia Anderboni, sempre in via Trieste. Con i risparmi accumulati e un po' di credito, Domenico e Mario acquistano una tostatrice usata (che presto sostituiranno con una nuova) e il 18 agosto 1951, sollevano quella che, con un'espressione tipica lombarda, chiamavano "clèr": la saracinesca, aprendo così le porte per i clienti.

Capitolo 5

Davanti al bue d'oro

Domenico e Mario Cartapani, due giovani determinati, non si trovano per caso in via Trieste: Mario ha acquisito esperienza alla Torrefazione Il Levante in via Gabriele Rosa, gestita dalla famiglia Albieri, mentre Domenico ha lavorato nel negozio della famiglia Anderboni, sempre in via Trieste.

Con i risparmi accumulati e un po' di credito, Domenico e Mario acquistano una tostatrice usata (che presto sostituiranno con una nuova) e il 18 agosto 1951, sollevano quella che, con un'espressione tipica lombarda, chiamavano "clèr": la saracinesca, aprendo così le porte per i clienti.

due giovani determinati

Domenico e Mario Cartapani, due giovani determinati, non si trovano per caso in via Trieste: Mario ha acquisito esperienza alla Torrefazione Il Levante in via Gabriele Rosa, gestita dalla famiglia Albieri, mentre Domenico ha lavorato nel negozio della famiglia Anderboni, sempre in via Trieste. Con i risparmi accumulati e un po' di credito, Domenico e Mario acquistano una tostatrice usata (che presto sostituiranno con una nuova) e il 18 agosto 1951, sollevano quella che, con un'espressione tipica lombarda, chiamavano "clèr": la saracinesca, aprendo così le porte per i clienti.

01

i primi ordini

Domenico e Mario Cartapani, due giovani determinati, non si trovano per caso in via Trieste: Mario ha acquisito esperienza alla Torrefazione Il Levante in via Gabriele Rosa, gestita dalla famiglia Albieri, mentre Domenico ha lavorato nel negozio della famiglia Anderboni, sempre in via Trieste. Con i risparmi accumulati e un po' di credito, Domenico e Mario acquistano una tostatrice usata (che presto sostituiranno con una nuova) e il 18 agosto 1951, sollevano quella che, con un'espressione tipica lombarda, chiamavano "clèr": la saracinesca, aprendo così le porte per i clienti.

02

i primi passi nel marketing

Mario e Domenico Cartapani, quando non erano impegnati nella torrefazione, portavano sempre con sé il 'copia commissione', un blocco di fogli numerati e carta velina, per registrare ordini, indirizzi dei clienti, quantità e modalità di pagamento. Con un approccio personale, consolidavano la fiducia e talvolta l'amicizia con i clienti, mantenendo una relazione stretta e autentica. La comunicazione si basava sulla macchina da scrivere per la corrispondenza e sul telegramma per le comunicazioni urgenti.

Capitolo 6

La ripresa degli anni '50-'60

Il nuovo impianto di via Bocchi

Negli anni '50 e '60, Brescia e la sua provincia vivono un periodo di fervente crescita. Innovazioni imprenditoriali, come la torrefazione Cartapani, creano occupazione e stimolano i consumi. Gli anni '60 portano ulteriori cambiamenti: l'acquisto di macchine per il confezionamento del caffè da parte di Cartapani e l'automazione del processo di impacchettamento sotto vuoto nel 1966. Questi anni segnano un'epoca di crescita, coraggio imprenditoriale e trasformazione per Brescia e provincia. 

La corsa inarrestabile di Cartapani spinge oltre i limiti la torrefazione di via Trieste. Nel 1959, su un terreno acquistato dalla Curia, sorge il nuovo stabilimento a sud della città. Qui, l'Impresa Paterlini dà vita a un edificio a due piani con una tostatrice da 60 kg inizialmente riscaldata a carbone. Nel gennaio 1960, inizia il lavoro in questo neonato capannone, segnando una tappa fondamentale nella storia dell'azienda. Questo nuovo capitolo, dopo sedici anni dalla fondazione, riflette l'impegno dei suoi uomini e donne e la qualità del prodotto. Ma da dove proviene il caffè? Con quale qualità? Come avviene il processo lavorativo? La storia di Cartapani, che ha costruito il suo cammino attraverso settant'anni di dedizione, è anche la storia di questi interrogativi.

Capitolo 7

Ma il caffè da dove viene?

Il caffè, confezionato in sacchi che, soprattutto quelli di provenienza oltre oceano, propongono una grafica colorata e accattivante come espressione del carattere del popolo centro e sud americano, è una pianta tropicale originaria dell’Etiopia che le potenze coloniali hanno poi portato nelle varie aree tropicali della terra: i portoghesi in Brasile, i francesi nell’Africa equatoriale, gli olandesi a Giava e Sumatra e più a nord in Vietnam, gli inglesi in Kenya e Tanzania.

Il caffè si divide sostanzialmente in due grandi famiglie: Arabica (di qualità superiore, un basso tenore di caffeina e un aroma intenso) e Robusta (tasso di caffeina elevato e una prevalente amarezza). Arabica cresce in zone montuose tra 800 e 2000/2100 metri e deriva dalle coltivazioni degli altopiani dell’Etiopia e anche dello Yemen trovando successivamente un buon habitat in America Centrale e del Sud. I chicchi custoditi dalla drupa sono due e di colore giallo appassito, tendente al verde. Di origini africane anche Robusta, originaria del Congo e trapiantata in Brasile e Sud est asiatico, vive in aree pianeggianti fino quote di 800 metri ed i chicchi sono invece di colore giallo tendente al marrone.

L'innovazione dei computer

Il 3 ottobre del 1955 fu il mio primo giorno di scuola. Emozionato e un po' timoroso per questa nuova avventura, arrivai davanti all'Istituto Cesare Arici, accompagnato da mia madre, dove ci aspettavano il monsignor Cavalleri e la maestra Prunali. La rigida disciplina della scuola, venne subito contrastata da un avvolgente aroma di caffè dall’esterno che mi incuriosì. Costrinsi mia madre, che era venuta a riprendermi, ad accompagnarmi a vedere da dove proveniva quell’aroma e scoprimmo cosi quella macchina molto simile a una locomotiva, ma che rimaneva ferma.

Una buona miscela. Ma come?

La creazione di una buona miscela di caffè rimane avvolta dal mistero, analogamente a quando un enologo della Franciacorta non svela ai concorrenti il momento esatto per spillare il vino o vendemmiare. I segreti legati alla composizione della miscela e il risultato che ne deriva hanno portato il caffè a diventare parte integrante della letteratura, della musica, del cinema e del teatro, una presenza degna di essere narrata.

Capitolo 8

Il caffè trasversale nella cultura

Teatro, musica e cinema sono stati palcoscenico privilegiato per il caffè.

Dal venditore abusivo di Nino Manfredi in "Cafè Express" al richiamo di Domenico Modugno in "O ccafè". Riccardo Del Turco lo celebrava a San Remo con "Ma cosa hai messo nel caffè", mentre Luciano de Crescenzo ci ricordava che "il caffè è una cosa seria, proprio come lo è l’amore". Nel 1918, Giuseppe Capaldo e Vittorio Frassone lo esaltavano in una melodia intramontabile. Ma il caffè si inserisce anche nella cronaca nera, avvelenando personaggi come il banchiere Michele Sindona. Nella letteratura, figure di spicco come Carlo Goldoni, Italo Svevo, Joyce, Balzac e Rimbaud hanno dedicato parole al caffè. Addirittura, una rivista letteraria, "Il caffè", porta nel suo nome l'omaggio a questa bevanda. Un protagonista che va oltre la tazzina, permeando la cultura e la vita di ogni giorno.

L'arrivo dei social

In questo universo senza confini della rete sociale, Cartapani si immerge con l'intento di esplorare sempre di più il mondo del caffè, anticipando sfide e perfezionando la comunicazione attraverso gli strumenti più moderni. Con Facebook, Instagram, Twitter, YouTube, Pinterest, Snapchat, WhatsApp, TikTok e altri, la torrefazione abbraccia il linguaggio contemporaneo, unendo la sua artigianalità e la storia di settant'anni a un'innovazione comunicativa all'avanguardia. Un connubio di tradizione e modernità, dove la cultura del caffè trova spazio anche nei canali più recenti della comunicazione sociale

Capitolo 9

i bar attentamente selezionati

In una vibrante Milano, la Pasticceria Ziva in via Faruffini si distingue

In una vibrante Milano, la Pasticceria Ziva in via Faruffini si distingue; un luogo dove si incrociano storie di generi, razze, patrimoni e professioni. Qui, la coppia di Marcello e Ziva Salvatori, con il loro locale dal design minimalista, trasforma il caffè in un'esperienza culinaria unica. La miscela Cartapani, frutto della maestria dei torrefattori, diventa l'anima pulsante che esalta l'arte culinaria di questa giovane coppia. Ma il legame con Cartapani si estende oltre le mura della pasticceria, diffondendosi nei bar e ristoranti della provincia di Brescia. Da Borgosatollo all'Osteria al Cervo da Vito, oltre cento anni di storia si intrecciano con il caffè Cartapani dal 1954.

La signora Renata Boldini Pola, custode di questa tradizione, testimonia l'eccellente rapporto con la famiglia torrefattrice. Pontegatello ospita l'Osteria Croce di Malta, un pezzo storico d'Italia che abbraccia la tradizione delle soste nel Cinquecento. Qui, la gentile signora Rosa Ancellotti condivide storie di clienti affezionati, come quello che viaggia da Torbole ogni mattina per assaporare il caffè Cartapani. In provincia di Brescia, a Chiari, la Pasticceria Rovetta è un'eccellenza che dura da quattro decenni, fedele alla miscela Cartapani per la sua qualità insuperabile. Il Bar gelateria Dora a Lograto, celebra i sessant'anni di una collaborazione fondata sulla passione e l'impegno. A Brescia, lo Chalet Brescia in Castello e l'Osteria Al Bianchi in via Gasparo da Salò, testimoniano rapporti di amicizia e fedeltà che superano i sessant'anni di storia. L'essenzialità di queste relazioni, improntate sulla qualità e sul rispetto reciproco, è evidente nelle parole dei gestori.

Capitolo 10

il nuovo stabilimento e industria 4.0

Cartapani, settant'anni dopo la sua nascita

Nel giugno del 2017, il 14 per l'esattezza, Cartapani saluta l'impianto di via Bocchi per trasferirsi a Borgosatollo, le radici originarie della famiglia. Il cambiamento porta non solo a nuovi impianti e processi ma abbraccia l'era dell'Industria 4.0, una marcia verso l'automazione industriale che integra tecnologie avanzate per migliorare il lavoro, modelli di business innovativi e riduzione degli sprechi. Il ritmo del lavoro in Cartapani è un'armonia precisa: i sacchi di caffè arrivano, vengono pesati, e il loro prezioso carico fluisce nei silos.

Nel tessuto storico di Brescia, l'apertura dei primi locali pubblici come osterie nel 1600 segna l'inizio di una tradizione. Tuttavia, la vera svolta avviene il 26 dicembre 1727, quando, in una stradina tra la Loggia e l'ex archivio notarile, nasce il primo bar. Il Caffè dei Precc o Caffè dei Gobbi, aggiunge così un nuovo capitolo alla diffusione della bevanda nella città.

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